Il codice Romanoff

Conosciamo la maggior parte della vita di Leonardo, ma forse non tutti sanno che il Maestro è stato anche un appassionato della buona cucina. All’Ermitage di San Pietroburgo è custodito il così detto “Codice Romanoff”, un’opera che Pasquale Pisapia ha copiato da un manoscritto di Leonardo. L’originale è però perso e gli studiosi discutono ancora oggi sull’autenticità della copia di Pisapia. Questa storia ha molte parti incoerenti con la vita di Leonardo e sembra anzi uno scherzo fatto al Maestro. Molti disegni sono stati interpretati male e non è pensabile che tutte le ricette di carne del Codice siano di Leonardo, soprattutto perché è risaputo quanto Leonardo amasse gli animali e fosse vegetariano. Per il momento, concediamo al Codice il beneficio del dubbio.

La storia di Leonardo secondo il codice Romanoff

La storia ricostruita dal Codice Romanoff racconta che poco dopo la nascita di Leonardo il padre, Ser Piero, si sposa con una giovane ragazza e lo stesso fa la madre, Caterina, con un vecchio pasticcere di nome Accattabriga di Piero del Vacca. Il piccolo Leonardo ha la possibilità di crescere un po’ con il padre naturale e un po’ con il marito della madre, che di lavoro fa il pasticcere. Così inizia a conoscere i dolci, soprattutto il marzapane, con il quale fa delle piccole costruzioni. Ser Piero, però, stanco di vedere il suo primo figlio maschio passare tutti i suoi giorni a mangiare, decide di portarlo a Firenze, da Maestro Verrocchio. In città Leonardo impara il mestiere del pittore, ma per guadagnare dei soldi in più chiede e ottiene il permesso di lavorare anche fuori dalla bottega. Inizia così a lavorare come cameriere alla “Taverna delle tre lumache”, su Ponte Vecchio. Dopo poco diventa cuoco e inizia a rivoluzionare i menu, che però non piacciono agli ospiti, che si arrabbiano così tanto che Leonardo è costretto a lasciare la taverna e tornare da Verrocchio. Nella bottega del maestro discute con un suo amico e collega, Sandro Botticelli, e insieme decidono di aprire nel 1478 una nuova taverna, la “Taverna delle tre rane di Sandro e Leonardo”. Il locale però è un disastro, i menu (disegnati da Leonardo) sono incomprensibili e i piatti (pensati da Sandro) sono immangiabili. I due sono così costretti a chiudere la taverna. Leonardo, depresso per i fallimenti, vuole abbandonare Firenze, ma quando Lorenzo il Magnifico lo scopre, lo manda a Milano, per lavorare alla corte di Ludovico il Moro, dove diventa “Gran Maestro di feste e banchetti”. Tuttavia, alla prima festa organizzata dagli Sforza la fantasia di Leonardo viene subito fermata, perché la nouvelle cuisine del Maestro non è adatta alla fame lombarda. Leonardo non ha successo come cuoco, ma continua a fare il pittore, pur non abbandonando al sua passione. Quando comincia il progetto per l’Ultima Cena, i critici lo accusano di essere più interessato alla tavola che non ai personaggi del grande dipinto, ma il Maestro non li ascolta. Intanto gli Sforza lo premiano regalandogli una vigna, dove Leonardo inizia a produrre vino. Quando Milano viene invasa dai Francesi, Leonardo deve progettare dei canali per re Luigi XII e guardando il cantiere ha un’idea: quella pasta spessa e larga che si mangia nel sud Italia, se viene allungata può essere mangiata in maniera più semplice. Leonardo inventa così gli spaghetti (Marco Polo li aveva portati dalla Cina, ma nessuno sapeva che gli spaghetti cinesi si possono mangiare). Tuttavia, lo “spago mangiabile”, non ha successo, fino a quando Luigi XII muore e Leonardo si trasferisce ad Amboise, dove il nuovo re, Francesco, è la prima persona ad apprezzare, finalmente, la cucina di Leonardo.

Il galateo secondo Leonardo

Ecco alcune delle regole che Leonardo scrive per essere educati a tavola:

“Nessun ospite deve:

mettersi le dita nel naso è ancora oggi un gesto maleducato
  • Mettere i piedi sul tavolo o posare la testa sul piatto
  • Prendere il cibo dal piatto del vicino senza prima chiedere il permesso
  • Usare il coltello per incidere il tavolo
  • Prendere il cibo dal tavolo e nasconderlo per mangiarlo dopo
  • Dare morsi alla frutta e rimetterla a posto
  • Sputare o mettersi le dita nel naso
  • Colpire o leccare il vicino
  • Portare a tavola scarafaggi o serpenti
  • Suonare, cantare o gridare se è seduto accanto a una signora
  • Rimanere a tavola se deve vomitare”

Un altro avviso di Leonardo: “Se per il pasto è stato programmato un omicidio, è meglio che l’assassino si sieda accanto alla sua vittima. Quando l’omicidio è compiuto, è meglio che l’assassino se ne vada, per non dare problemi di digestione agli altri ospiti. Quando gli inservienti hanno rimosso il cadavere, è compito del padrone di casa sostituire l’ospite morto con un ospite di riserva, per riempire il vuoto che si è creato”.

Le ricette di Leonardo

Nel Rinascimento il gusto era molto diverso dal gusto contemporaneo e le ricette di quel periodo potrebbero non piacere a tutti. Ecco cinque “ricette molto semplici”, di cui la zuppa di rana era il piatto principale della taverna delle tre rene di Sandro e Leonardo. Buon appetito!

Zuppa di castagne

Rompi le castagne e falle bollire in acqua. Dopo un po’ di tempo toglile dall’acqua e puliscile. Dopo falle bollire in brodo di gallina fino a quando sono diventate così morbide da fare una crema. Scalda tutto con miele, olio, sale e pepe.

Zuppa d'uva

zuppa d'uva

Fai bollire l’uva, ma senza acqua, perché ne ha molta in natura. Quando l’uva è bollita aggiungi delle uova e un po’ di miele.

Panino con la carne

Prendi una fetta di carne e mettila tra due fette di pane. Oppure prendi una fetta di pane e mettila tra due fette di carne.

Polpette di maiale

Macina la carne, aggiungi mela grattata, una carota grattata e uova. Fai le polpette, friggile e servile su un letto di riso.

Zuppa di rana

zuppa di rane

Pulisci tre rane e mettile nel miele e poi mettile un’ora in acqua bollente con verdure. Quindi passa tutto al setaccio e fai una crema.

Per saperne di più:

Shelagh e Jonathan Routh, Note di cucina di Leonardo da Vinci

Sandro Masci, La cucina di Leonardo. Scenografie, invenzioni e ricette al tempo del Rinascimento

Pierluigi Ridolfi, Rinascimento a tavola. La cucina e il banchetto nelle corti italiane

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