Là dove milioni di anni fa nuotavano pesci preistorici e le onde del mare lambivano fondali sabbiosi, oggi c’è il Monferrato. Ne sono testimonianza i fossili incastonati nelle colline di tufo e nelle pietre da cantone che adornano le facciate di tante abitazioni della zona.
Nel tufo sono stati scavati i famosi infernòt, il cui nome deriva dal provenzale enfernet che indicava una prigione angusta e senza finestre. Queste costruzioni, scavate quasi tutti da contadini senza alcuna nozione ingegneristica, sono profondamente legate alla storia della vinificazione piemontese e ne rappresentano elemento talmente particolare da essere annoverati fra i patrimoni UNESCO.
A differenza delle cantine, oltre a trovarsi ad una maggiore profondità nel sottosuolo, gli infernòt sono privi di finestre e sono stati da sempre considerati il luogo ideale per la conservazione del vino imbottigliato, in quanto al loro interno la temperatura si mantiene costante tutto l’anno. Negli infernotti si conservava il vino delle migliori annate e quello di eventi memorabili come la nascita di un figlio. In questi casi le bottiglie venivano aperte solo in occasioni molto speciali, come il raggiungimento della maggiore età dei figli maschi e del matrimonio delle figlie femmine.
Esiste un circuito turistico degli infernòt, grazie al quale è possibile esplorare queste straordinarie strutture attraverso visite guidate. Il comune di Fubine Monferrato, in provincia di Alessandria, è indubbiamente uno dei borghi nei quali si può più facilmente accedere a questo tipo di esperienza, in quanto l’ufficio del turismo è organizzato in modo molto efficiente ed è aperto tutti i giorni.
Ma non è solo questa l’unica ragione per recarsi a Fubine: il borgo, che prende il nome dall’attività artigianale di produzione di fibbie (fibulina in latino) che qui si svolgeva in epoca romana, è davvero bellissimo e ricco di tesori artistici inaspettati.
Magnifica è la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, la cui facciata è considerata uno dei maggiori esempi di architettura quattrocentesca del Piemonte. Ma non finisce qui: lo skyline del borgo è dominato dai 56 metri del suo campanile, che è stato progettato nell’Ottocento dall'architetto Angelo traendo ispirazione dal campanile di Giotto. Perfettamente mantenuto è l’interno neogotico della chiesa e straordinaria la via crucis dipinta dal pittore Paolo Gaidano. Quest’opera ha una storia divertente: destinata inizialmente alla Cattedrale di Saint Patrick di New York, fu “regalata” dal Gaidano all’arciprete di Fubine per due damigiane di vino. Il committente americano, infatti, revocò l’incarico al pittore e causa della sua lentezza nei tempi di consegna e il Gaidano, per ripicca, la donò al paese.
Un altro edificio notevole è la neogotica cappella Bricherasio, che nella cripta custodisce il monumento funebre del conte Emanuele Cacherano di Bricherasio, fra i soci fondatori della FIAT, ed il bassorilievo in onore della madre, la marchesa Teresa Massel di Caresana. Entrambe le opere sono frutto del genio di Leonardo Bistolfi, un eminente scultore simbolista che faceva parte del cenacolo di artisti che frequentava la famiglia Bricherasio.
Il borgo di Fubine, inoltre, è immerso in un paesaggio da favola e nei pressi dell’avveniristica azienda vitivinicola Enosis è stata installata una Big Bench color vinaccia appartenente al Chris Bangle’s BIG BENCH COMMUNITY PROJECT.
Non lontano da Fubine, lungo l’itinerario delle Big Bench, esiste un altro borgo delle meraviglie che si chiama Camagna Monferrato. Adagiato sulle colline, questo paese stupisce per la dolcezza del paesaggio e la magnifica chiesa di Sant’Eusebio. La chiesa è sormontata da un’imponente cupola realizzata dall’architetto Crescentino Caselli, discepolo dell’Antonelli e responsabile dei lavori di completamento della Mole Antonelliana a Torino.
Il borgo, famoso anche per l’eroismo dei suoi abitanti durante il periodo della Resistenza, custodisce uno dei più grandi murales d’Italia, realizzato dall’artista Silvana Berra. Il murales rappresenta la misteriosa “culieta”, una pietra magica di cui oggi non si ha più traccia. Secondo la leggenda, strofinandola, era possibile prevedere il tempo del giorno successivo.
Fra le altre attrazioni del borgo ci sono i quasi cento Infernot, il più bello dei quali è indubbiamente quello del Signor Nello Scagliotti, che non manca mai di offrire ai visitatori un sorso del suo vino o della sua grappa e di mostrare il suo laboratorio artistico, “Il chiodo fisso”, dedicato alla realizzazione di sculture molto espressive ottenute dalla lavorazione di antichi chiodi.
In paese c’è anche il laboratorio del Signor Nicola Garramone, scopertosi artista del legno dopo la pensione: una sua bellissima scultura è custodita nella Chiesa di Sant’Eusebio. Non chiedetegli quanto costano le sue opere: vi risponderà saggiamente che se si facesse pagare, diventerebbe un lavoro e non sarebbe più una passione.
La meraviglia del Monferrato si assapora anche in cucina. A Fubine bisogna assolutamente provare il ristorante I Due Olmi, che propone i migliori piatti della tradizione, e il Cantico dei Capperi che offre pizze e farinate straordinarie nonché birre artigianali. Entrambi i locali ospitano nei loro sotterranei infernotti perfettamente conservati.
A Camagna la tradizione monferrina s’incontra nella suggestiva location del ristorante La Rocca, i cui titolari hanno da poco inaugurato una graziosa locanda, ideale per un romantico fine settimana.
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