Leonardo, uomo senza lettere

Tutti conosciamo i capolavori di Leonardo, i dipinti, gli studi, le macchine. Ma quanti sanno che Leonardo è stato anche uno dei più importanti scrittori del Rinascimento italiano?

I Codici sono ricchi di scritti, annotazioni e pensieri scientifici. Ma il Maestro di Vinci ha sperimentato anche la scrittura creativa, con favole, indovinelli profezie e testi scherzosi.

Leonardo sa di non essere uno scrittore di professione, ciononostante scrive senza sosta per tutta la sua vita e si arrabbia quando viene accusato di non essere un vero scrittore, ma solamente un “imbianca-muri”. Lui stesso, infatti, si definisce un “uomo senza lettere”. In questo periodo un uomo senza lettere era semplicemente un uomo che non aveva una buona conoscenza del latino, lingua ufficiale delle scienze. Questo significa che Leonardo, che aveva studiato per diventare un artista, quindi un uomo abile con le mani e non con la scrittura, era considerato escluso dalla tradizione scritta del pensiero scientifico.

Ciononostante continua a scrivere, sicuro che l’esperienza e la pratica lo aiuteranno a diventare un letterato. Scrive infatti: “So bene di non essere un uomo di Lettere, e nessuno lo può negare. Stupidi! Loro non sanno che ciò che scrivo viene dall’esperienza, non dai racconti degli altri. L’esperienza è stata la maestra di chi scrive bene e io la prendo come mia maestra”.

L'italiano di Leonardo

Leonardo scrive in un italiano parlato, la sua scrittura è quindi fonetica, cosa comune nella Toscana di questo periodo. Troviamo infatti delle stranezze se paragoniamo l’italiano del 1500 a quello contemporaneo. Ad esempio, tra c o g prima delle vocali a, o, u noi aggiungiamo una i (noi scriviamo “camicia”, Leonardo scrive “camica”). Oppure il contrario, noi scriviamo “lui dice”, Leonardo scrive “lui dicie”.

Gli avverbi che finiscono in –mente sono scritti in due parole: umile mente (umilmente), povera mente (poveramente).

Alcune particolarità dell’italiano di Leonardo vengono invece dalla pronuncia:

La l diventa r “sprendori” invece di “splendori”;

La r a volte sparisce: “propio” invece di “proprio”;

La p e la b diventano v e viceversa: “ave” invece di “ape”, “boto” invece di “voto”;

Spesso la v scompare: “aùto” invece di “avuto”.

Favole

Le favole sono il lavoro più impegnativo di Leonardo. A volte lo stile è veloce, semplice e cinico, altre volte è ricercato e complicato, ricco di parole derivate dal latino.

Non abbiamo una risposta precisa sul perché Leonardo abbia scritto delle favole, ma sappiamo sicuramente che amava raccontarle alla corte milanese degli Sforza, dove era amato per la sua simpatia e la facilità nel parlare. Una caratteristica peculiare di Leonardo è quella di essere un tipico “spiritaccio”, cioè una persona brillante, intelligente e curiosa, che sa usare l’ironia.

Caratteristica delle favole è la morale, che in Leonardo si può riassumere con l’idea che la vita esiste grazie alla sua stessa distruzione, perché chi “vuole essere più furbo della Natura, la Natura lo rovina”.

Favola della formica e del grano

Una formica trova un seme di grano, che, sentendo che la formica voleva tirarlo fuori dalla terra per mangiarlo, grida: “se non mi prendi io crescerò e invece di un solo chicco avrai molto grano”. E così fu.

Storia del cedro

Il cedro, arrogante e superbo perché credeva di essere più bello, disprezzava le piante che aveva vicino. Quando chiede di toglierle da davanti, così da poter essere ammirato meglio, arriva il vento che lo spezza.

Storia del fico

Una pianta di fico non aveva frutti, così nessuno la guardava. Ma siccome voleva essere guardata iniziò a fare frutti, così gli uomini la piegarono e la distrussero.

Storia della carta e dell'inchiostro

Un giorno un foglio di carta si risveglia coperto di segni, che una penna aveva fatto su di lui con dell’inchiostro.

“Perché mi hai umiliato così? Mi hai sporcato e ora sono rovinato”, chiede il foglio alla penna.

“Non ti ho sporcato, ti ho coperto di simboli”, risponde la penna, “non sei più un foglio di carta, ora sei un messaggio e custodisci il pensiero dell’uomo. Ora sei prezioso”.

Le facezie

Leonardo è famoso anche per la facilità nel raccontare facezie, ovvero delle storie buffe, anche se queste sono una produzione molto limitata. In questi scritti non troviamo niente dello scienziato o dell’artista, perché ci permettono di scoprire il Leonardo uomo comune che parla con gli amici. Per questo abbiamo anche delle facezie belle, ovvero delle storie per soli uomini, volgari e con allusioni molto esplicite.

Ovviamente l’umorismo di un uomo del 1500 è completamente diverso dall’umorismo di oggi, perché “con il tempo ogni cosa va variando”. Le cronache ci confermano, però, che all’epoca Leonardo era considerato uno degli uomini più spassosi e divertenti.

Facezie

  • Un giorno un uomo chiese ad un pittore perché se era tanto bravo a dipingere opere meravigliose avesse dei figli così brutti. Allora questi rispose: “perché dipingo di giorno, mentre i figli li faccio di notte”.
  • Un tale diceva che nel suo paese nascevano le cose più bizzarre del mondo, così qualcuno gli disse: “la stranezza della tua bruttezza conferma quello che dici”.

Facezie belle

  • Un uomo dovette pagare 5 soldi per entrare a Modena. Questo era uno scandalo e tutti iniziarono a chiedergli cosa mai ci fosse in quella città da dover pagare così caro. Così lui rispose: “io non mi meraviglio affatto, perché a Firenze per mettere il cazzo (in una puttana) pagai 10 ducati d’oro, mentre a Modena solo 5 per cazzo e coglioni”.
  • Due uomini camminavano una notte in una strada buia, quando il primo scorreggiò rumorosamente. Così il secondo gli disse: “così so che mi vuoi bene, scorreggi così che io non perda la strada e sappia dove sei”.

CURIOSITÀ: Alla corte milanese degli Sforza Leonardo era famoso anche per la sua abilità nel creare rebus, tra i quali uno dei più famosi lo ha fatto proprio con il suo nome.

E voi siete in grado di risolvere questo rebus di Leonardo?

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