Forse non tutti lo sanno, ma il Carnevale ha radici antiche a Firenze.
STENTERELLO, LA MASCHERA FIORENTINA
Nel lontano 1490 Lorenzo de’ Medici scrisse il famoso canto ‘carnascialesco’ dedicato a Bacco e Arianna, che termina con il celebre invito: “Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia. Chi vuol essere lieto, sia: di doman non c’è certezza”.
Era praticamente l’inizio del Carnevale
E in quel contesto, ogni cittadino, sia maschio che femmina, era invitato a recitare un canto in versi. Le donne che finalmente avevano libertà di esprimersi come volevano, lo facevano senza farsi pregare. Un esempio lo portano alcune giovani, sposate con mariti anziani:
“Deh andate col malanno
vecchi pazzi rimbambiti
non ci date più l'affanno;
contentiam nostri appetiti.”
Nel settecento iniziarono le sfilate dei carri, le feste, i balli nei teatri e i sontuosi ritrovi in maschera in Piazza santa Croce.
E se nelle sale dei nobili si ballavano la quadriglia e il minuetto, nelle piazze e sulle aie di campagna la musica era quella del trescone e del salterello.
E proprio alla fine del settecento nacque il personaggio Stenterello, magrissimo per gli stenti vissuti, pallido, traballante, popolano e povero, ironico e astuto, rappresenta l’uomo che riesce ogni volta a salvare la pelle e allo stesso tempo a criticare e polemizzare con le autorità, il tipo perfetto del fiorentino dei suoi tempi, in realtà non molto diverso dal fiorentino di oggi …
Nell’Ottocento e fino al Novecento i balli pubblici erano organizzati sotto le logge del Mercato Nuovo e quella dei Lanzi, e quando arrivavano i nobili e i signori potevano anche loro diventare oggetto di scherzi e battute, poiché, come recita il detto fiorentino: a carnevale ogni scherzo vale!
La Grande guerra segnò un momento di riflessione e solo dopo il 1918 tornò il desiderio di mascherarsi, come accadeva a Venezia, mentre i carri allegorici dei corsi mascherati si spostarono quasi completamente nella vicina località marittima di Viareggio. Qui nel 1921, sui viali a mare, si svolse la prima sfilata accompagnata dalla musica, manifestazione viva ancor oggi.
Ma da dove deriva la parola Carnevale?
Essa ha origine all’inizio del Cristianesimo e deriva dal latino “carnem levare” e, cioè eliminare la carne.
Ciò stava a significare che non si poteva mangiare carne dopo il Martedì grasso, ultimo giorno di festa prima del periodo di astinenza della Quaresima.
Ma, eliminata la carne, i fiorentini hanno saputo consolarsi con davvero speciali prelibatezze, ancor oggi vendute in quel periodo ad ogni angolo di strada!
Carnevale fiorentino tra schiacciata, cenci e frittelle
A Firenze il dolce tradizionale di carnevale si riconosce dal giglio che lo decora. Semplice, soffice e irresistibile: è la SCHIACCIATA ALLA FIORENTINA.
I CENCI FRITTI
"Non si può chiamare Carnevale se non si sono mangiati per lo meno una volta. Sono semplici, veloci, un dolce povero più o meno presente in tutte le regioni d’Italia. Chiamati anche chiacchiere o galani veneziani o bugie o frappe, la lista è lunga, ma a Firenze si chiamano Cenci".
FRITTELLE DI RISO ALL’ARANCIA (una tira l’altra…)
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