Romolo e Remo: i fondatori di un brand

Livello: B1-B2
"SI FUERIS ROMAE, ROMANO VIVITO MORE"

Il famoso detto dell'antica Roma letteralmente significava: se stai a Roma comportati secondo gli usi e i costumi romani. E per i romani la cosa più importante era la gloria

Cita Cicerone: "... essa è l'unica a renderci presenti anche se siamo assenti, a farci vivere anche se siamo morti; essa è, infine, la scala per mezzo della quale l'uomo sembra salire addirittura in cielo".

Perché il brand Roma anche se appannato resiste e sopravvive ancora? Per i monumenti secolari? Le gesta epiche di Giulio Cesare? O lo sfondo scenografico e il protagonismo a fasi alterne in una delle religioni più seguite al mondo, di cui poi divenne sede legale e spirituale?

Facciamo un passo indietro... un passo di 1250 anni avanti Cristo con la caduta di Troia, quando una manciata di troiani sconfitti, con a capo Enea figlio di Anchise e di Venere, esuli da una città finita nelle fiamme, e alla ricerca di una sede stabile arrivarono a Laurento antica città del Lazio, vicina a Lavinio. Il gruppo si stabilisce e convive con alcuni abitanti del luogo. Regna Enea, regna Ascanio, regna suo figlio e il figlio del figlio, proprio come il destino aveva disegnato. Quando arriva il regno della dinastia Silvia la violenza sale al trono con due fratelli protagonisti: Numitore il più grande e Amulio il minore che fece uccidere tutti i figli maschi del fratello e condannò la sorella Rea Silvia a una verginità permanente.

Ma la Vestale, vittima di uno stupro, dà alla luce due gemelli e li dichiara figli del dio Marte. Allora la crudeltà del re fratello fa gettare i due piccoli nel fiume Tevere. Ma nessuna crudeltà umana può cancellare un disegno divino. Un pastore trovò una lupa leccare amorevolmente i due neonati dopo averli allattati. Li prese e li fece crescere con sua moglie. I ragazzi forti nel corpo e nello spirito rapinavano i banditi e dividevano tra i pastori tutto quello che avevano. Tra sollazzi, giochi e lavoro, il numero dei giovani in quell'area rurale, aumentava col passare degli anni. 

Un giorno Remo viene catturato e portato dallo zio prepotente, il Re Amulio e, interrogato da Numitore (lo zio affettuoso), viene riconosciuto. Toccato nell'intimo e forte della scampata morte e vitalità dei due nipoti architetta assieme ai due un complotto. Con l'assalto dei gemelli e tutti gli altri giovani e l'uccisione dello zio usurpatore, Alba viene riconsegnata a Numitore.

Un forte desiderio così, nasce nei sentimenti dei due ragazzi: fondare una nuova città. Ma i gemelli si sa non possono usare il criterio elettivo della primogenitura, così ancora una volta toccò agli dei indicare il prescelto che avrebbe dovuto dare il nome alla città e chi dovesse regnare. Romolo si posizionò sul Palatino e Remo sull'Aventino. Contarono gli avvoltoi. Sei ne vide Remo, il doppio Romolo, ma a tempo scaduto. Il presagio era confuso e ne nacque una disputa.

I due fratelli che erano cresciuti insieme e si erano amati si trovano in uno scontro che dalle parole arriva ai fatti. Remo scavalcò le mura appena erette da Romolo per prenderlo in giro e Romolo pieno di ira lo uccise urlando “possa morire chiunque osi scavalcare le mie mura”.

Era il 753 a. C. e Romolo giura di costruire sulle sue ceneri la città più grande e potente che il mondo abbia mai visto, in grado di spodestare il dominio  di qualunque tiranno, dove tutti i latini possano trovare casa senza distinzioni e pregiudizi, dando a questa città il nome di Roma.

Ecco quindi che la storia ci può dare in parte una risposta. Il brand Roma che sopravvive da 2777 anni nasce da un legame di sangue, un legame fraterno e fratricida, dalla pietà e dalla vendetta, dal perdono e dal libero arbitrio e che pima di essere luogo, carne e spirito, Roma era già un'ideale.

Ida Salvi

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