Roma e i suoi sette colli: un binomio inseparabile che affonda le radici nella leggenda e nella storia. Fin dai tempi antichi, queste alture non furono semplici rilievi, ma veri e propri punti strategici per insediamenti e difese, che permisero alla futura capitale dell'Impero di sorgere e prosperare.
L’origine del termine
Il nome di Roma è profondamente legato ai suoi sette colli, che fin dall'antichità sono stati considerati simbolo e fondamento della città, unendo il destino di Roma alla sua geografia. Un concetto che, nonostante i secoli, non ha perso la sua forza, tanto che durante l’epoca imperiale, quando la città si espanse ben oltre i suoi confini originari, i sette colli rimasero sempre un punto di riferimento. Il termine "colli" deriva dal latino collis, che significa "colle" o "altura", un termine che indicava inizialmente una semplice elevazione di terreno. Nel tempo, questo concetto si è evoluto fino a designare i rilievi naturali che, come nel caso di Roma, hanno avuto un ruolo centrale nella formazione e nella protezione della città.
Quali sono i sette colli di Roma?
I primi abitanti si stabilirono sul Palatino, dove, secondo la leggenda, Romolo fondò la città nel 753 a.C. Un luogo che ha visto nascere la Roma che conosciamo oggi! Subito dopo, la città si diffuse anche sugli altri colli, ognuno con una sua identità ben precisa che contribuiva alla vita sociale e politica di Roma. Il Palatino, il cuore esclusivo della Roma antica, fu scelto dagli imperatori per costruire le loro sontuose residenze, proprio lì dove, secondo la tradizione, la lupa allattò Romolo e Remo. Un mito che, oltre a raccontarci le origini leggendarie della città eterna, ci riporta nel suo cuore pulsante.
Vicino al Palatino, il Campidoglio, il simbolo del potere romano, ospitava templi dedicati alle divinità protettrici della città, e successivamente divenne il centro amministrativo del governo. E chi non ha mai sentito parlare delle oche sacre di Giunone? Nel 390 a.C., infatti, furono loro a salvare Roma da un attacco dei Galli, svegliando le guardie con il loro forte starnazzare.
Se il Palatino e il Campidoglio erano simboli di potere e ricchezza, l’Aventino, più sobrio ma non meno affascinante, era il rifugio dei plebei, il loro angolo di resistenza contro le alte sfere aristocratiche. Oggi, questo colle offre un’atmosfera di pace, con il Giardino degli Aranci che regala panorami mozzafiato, e una curiosità davvero unica: il buco della serratura del Priorato dei Cavalieri di Malta, che offre una vista perfetta su San Pietro.
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Il Celio, invece, era il colle dei guerrieri, dove si trovavano le caserme e le scuole di gladiatori. Immaginate quanti combattenti hanno percorso queste strade prima di sfilare nell'arena del Colosseo!
L'Esquilino, il colle più grande, ha una storia che inizia in modo piuttosto cupo, con il suo passato da cimitero malfamato. Tant'è che l’imperatore Augusto fece piantare giardini lussureggianti per scacciare le superstizioni legate ai fantasmi. Oggi, però, è uno dei quartieri più vivaci e multietnici della città, dove si trova anche la magnifica basilica di Santa Maria Maggiore.
Sul Quirinale, il colle più alto, ebbe sede la residenza dei papi, che poi diventò la sede del Presidente della Repubblica, mentre il Viminale, il più piccolo dei sette colli, ha mantenuto il suo ruolo istituzionale nel corso dei secoli, ospitando oggi il Ministero dell'Interno.
Anche se inglobati nella Roma moderna, i sette colli continuano a raccontare la storia della città, tra mito e realtà. Salire su di essi significa immergersi in secoli di storia, respirando l'eco di un passato che, ancora oggi, continua a incantare e affascinare chiunque voglia scoprire i segreti di Roma.
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