In Piemonte esiste un vino rosso molto particolare che si chiama Ruchè e che viene vinificato esclusivamente in sette comuni ubicati nel territorio limitrofo a Castagnole Monferrato. Dal gusto mediamente strutturato e generoso, con una produzione annua di circa settecentomila bottiglie, può considerarsi un prodotto di nicchia. Benché questo vitigno fosse presente già in epoca medievale, solo recentemente è stato riscoperto e pienamente valorizzato.
Sembra che il suo nome derivi dal piemontese rincet, che indicava una malattia che attaccò i vitigni della zona alla fine dell’Ottocento e alla quale solo il Ruchè riuscì a sopravvivere. Secondo fonti più accreditate, invece, il vitigno sarebbe stato importato in epoca medievale da monaci cistercensi provenienti dalla Borgogna e piantato nei pressi del convento (ora distrutto) di San Rocco e che da lì abbia preso il nome. Altri ancora pensano che il nome derivi dalle ripide e soleggiate colline su cui le vigne sarebbero arroccate, da cui il dialettale ruché che significherebbe appunto arroccato.
Comunque sia, vale la pena scoprire questa perla del nostro Piemonte. Per assaggiarlo vi consigliamo di fare tappa alla splendida Tenuta Montemagno (https://www.tenutamontemagno.it), che si trova a breve distanza dall’omonimo paese. Qui, oltre che a godere dei piaceri della cantina, potreste trascorre un piacevole fine settimana fra le colline del Monferrato, che in quest’area sono particolarmente pittoresche.
Poco lontano dalla tenuta sorge il suggestivo borgo di Montemagno. Fondato intorno all’anno Mille, il paese possiede una delle più belle piazze del Piemonte: Piazza San Martino, dove una stupefacente scalinata barocca e la Chiesa dell’Assunta che la domina fanno venire in mente Piazza di Spagna a Roma. Sulla piazza, alle cui spalle svetta di castello (purtroppo non visitabile se non poche volte all’anno) dalle merlature ghibelline, si affacciano ben tre chiese che hanno risentito dell’influsso del Mantegna nella decorazione dei soffitti e che custodiscono al loro interno quadri preziosissimi come il San Giovanni Battista di Orsola Caccia, figlia del Guglielmo Caccia detto il Moncalvo che operò in tutto il Piemonte, e il San Michele tra Sant’Evasio e San Defendente del grande ritrattista Pietro Francesco Guala.
Lasciandosi alle spalle la Chiesa dell’Assunta, si dipana la via che conduce al belvedere che circonda il castello: da qui è possibile godere di una vista straordinaria sulle colline circostanti. Fuori dal paese, su una collinetta panoramica nei pressi del cimitero, sorge la graziosa cappella romanica di San Vittore, di cui oggi restano solo il campanile e parte dell’abside. Prima di dirigersi alla chiesetta di San Vittore, però, bisogna fare tappa alla Chiesa di Santa Maria della Cava, la cui abside interamente affrescata custodisce gioielli risalenti al XVII secolo. Imboccando, invece, via Lasagna si può raggiungere una piccola vallata dove, completamente isolato ed immerso nel verde, sorge il Santuario della Madonna di Vallinò.
Una volta esauriti i tesori di Montemagno si può fare un bel giro panoramico prendendo la statale che porta a Casorzo (patria del delizioso vino aromatico Malvasia), passando da Altavilla Monferrato (sede di una delle più antiche distillerie d’Italia nonché di un interessantissimo museo dedicato alla produzione della grappa): il paesaggio è davvero incantevole e, soprattutto d’estate, splende del giallo dei girasoli. Da lì si può proseguire verso Grana Monferrato, dove all’interno della Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, è possibile visitare il Museo di Arredi ed Arte Sacra, che contiene preziosissimi reliquari, paramenti sacri e pale d’altare.Per accedere ai luoghi indicati, che spesso sono chiusi al pubblico, bisogna rivolgersi all’associazione culturale MAC Monferrato Arte Cultura. Ne vale davvero la pena.
Scuola Leonardo da Vinci Turin
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