Il Piemonte, e in particolare la città di Torino, non è solo terra di grandi vini, ma anche di grandi uomini.
Fra il XIX e il XX secolo, la povertà era molto diffusa a Torino e una larga parte della popolazione viveva grazie alla pubblica assistenza. Fu in questo periodo che iniziarono ad operare quelli che vennero poi chiamati i Santi Sociali, un gruppo di religiosi e laici piemontesi che si dedicarono all'aiuto e all'educazione dei poveri e degli emarginati.
La memoria del loro operato è rimasta profondamente presente nella cultura torinese e piemontese, come esemplificato dai numerosi musei, mostre, ed eventi. A quasi tutti la città di Torino ha dedicato una via o un corso.
Li conoscete tutti?
Celebri sono i Marchesi Tancredi (1782 - 1838) e Giulia (1785 - 1864) Falletti di Barolo, di cui si può visitare il magnifico palazzo nel cuore del centro storico di Torino. Il prevalente interesse dei due coniugi fu la filantropia: aprirono scuole gratuite, compresi un laboratorio di scultura e una scuola d’arte, per i figli dei poveri e fondarono un asilo infantile all’interno del loro palazzo. Giulia si dedicò intensamente alla cura delle carcerate affinché avessero istruzione, vitto e abbigliamento decente. Propose addirittura un progetto di riforma carceraria e nel 1821 il ministero la nominò soprintendente del carcere. Insieme al marito fondò la Congregazione delle Suore di Sant'Anna della Provvidenza per la cura di orfani e prostitute e, durante l'epidemia di colera del 1835, organizzò misure di prevenzione e ospedali temporanei per accogliere i malati.
Noto a tutti per la sua stata commemorativa presso il “Rondo d’la Forca” (vicino a Corso Regina Margherita) è San Giuseppe Cafasso (1811 - 1860), che si dedicò all'assistenza ai condannati a morte. Era popolare a Torino per il supporto morale offerto ai carcerati e alle loro famiglie. Lo chiamavano “il prete della forca” perché spesso si presentava alle esecuzioni per impiccagione seguendo i condannati fino al patibolo per farli sentire amati e indurli a riconciliarsi con Dio.
I grandi Santi del Piemonte sono indubbiamente San Giovanni Bosco (1815 - 1888) fondatore dei Salesiani dedicati all'educazione della gioventù, il Beato Giuseppe Allamano (1851 - 1926) fondatore dell'Istituto Missioni della Consolata a favore dei più sfortunati nel mondo e San Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786 - 1842) fondatore della Piccola casa della Divina Provvidenza per dare asilo agli ammalati indigenti.
Spicca per l’eclettismo della sua personalità il Beato Francesco Faà di Bruno (1825 - 1888). Di nobili origini, fu ufficiale militare, matematico insigne, professore di matematica presso l'Università e l'Accademia Militare di Torino, compositore di musica sacra (pare apprezzato addirittura da Franz Liszt). Si dedicò anche all'ingegneria e fu inventore: brevettò uno scrittoio per ciechi, premiato con medaglia d'argento all'Esposizione nazionale dei prodotti dell'industria del 1858. Avvertendo la necessità di scandire i tempi della giornata, inventò uno svegliarino (un orologio con funzione di sveglia) elettrico e un barometro a mercurio.
Fondò la Congregazione delle Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio e l'Opera di Santa Zita, attraverso cui si prese cura delle donne di servizio e delle ragazze madri. Fece edificare la Chiesa di Santa Zita, in borgo San Donato, e ne progettò il campanile che, all'epoca, era il secondo edificio più alto della città dopo la Mole Antonelliana. Si dice che volle edificare un campanile di 80 metri di altezza perché, secondo i suoi calcoli, l’orologio collocato sulle varie facce sarebbe stato visibile in gran parte della città e, così, i lavoratori non sarebbero stati ingannati sugli orari dei loro turni di lavoro. Attorno alla chiesa sorsero diverse opere, fra cui, un complesso scolastico che ancora esiste ed è fra i più prestigiosi in città.
Un’altra importante personalità fra i santi sociali è quella di San Leonardo Murialdo (1828 - 1900), fondatore della Congregazione di San Giuseppe. Il suo primo campo di azione furono gli oratori, anche in collaborazione con San Giovanni Bosco, e le iniziative in favore della gioventù della periferia torinese: carcerati, giovani lavoratori, ragazzi di strada. Il suo incarico più rilevante fu la direzione del Collegio Artigianelli, fondato nel 1849 da don Giovanni Cocchi per accogliere e formare al lavoro orfani e ragazzi abbandonati. All'interno del Collegio si svilupparono varie scuole artigianali per insegnare ai ragazzi ospitati un mestiere artigiano (fabbro, falegname, tipografo, legatore, ecc) ed ebbe particolare risonanza la scuola di pittura fondata e diretta da Enrico Reffo. Il Murialdo cercò di perfezionare la formazione intellettuale e tecnica impartita dall’ente e ancora oggi il collegio Artigianelli rappresenta a Torino una risorsa educativa di sostegno a varie situazioni di difficoltà nonché un punto di riferimento per la formazione professionale e l'inserimento nel mondo del lavoro.
Resta indimenticabile, nella sua giovinezza e nella semplicità delle azioni, il
Beato Pier Giorgio Frassati (1901 - 1925), figlio di Alfredo Frassati, il fondatore del quotidiano La Stampa. Discendente da una delle famiglie più in vista dell'alta borghesia torinese si dedicò ad un’intensa opera caritativa all’insaputa dei suoi stessi familiari e morì improvvisamente per una forma fulminante di poliomielite contratta visitando le case dei suoi assistiti. Pier Giorgio è patrono delle confraternite e viene ricordato soprattutto per la sua passione per la montagna, che lo portò ad iscriversi a numerose associazioni alpinistiche e a partecipare a scalate molto impegnative. Dopo la sua beatificazione il Club Alpino Italiano gli ha dedicato una rete di sentieri, detti appunto Sentieri Frassati, estesa in quasi tutte le regioni italiane. Lungo questi percorsi il beato Pier Giorgio è ricordato con targhe e frasi che ne ricordano la sua spiritualità.
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