Sarà che li abbiamo visti indossare come indumento da lavoro ai cowboy dei film western o come abbigliamento di una nuova gioventù da icone di stile come James Dean o Elvis Presley, ma che i jeans siano un’istituzione americana nell’immaginario collettivo è un’idea ricorrente.
Ma, in fatto di fabbricazione, la primogenitura dei jeans è tutta italiana, in particolare della zona del Genovesato che, fin dal Medioevo, vantava una grande tradizione tessile ed una massiccia esportazione di manufatti (come i velluti di Zoagli e i damaschi di Lorsica) realizzati con materie prime locali oppure importate: tessuti di lana, di seta, di lino, di cotone o di fustagno.
Il fustagno, in particolare, veniva importato dal Piemonte: nella città di Chieri, in provincia di Torino, se ne produceva un tipo di colore blu che veniva esportato attraverso il porto di Genova. Questo speciale tessuto blu, particolarmente resistente, era usato per confezionare i sacchi delle vele e per coprire le merci nel porto. Era usanza dell'epoca nominare i tessuti il nome del luogo di produzione o provenienza: pare che sia nato così il termine inglese blue jeans, dal francese Bleu de Gênes (ovvero il blu di Genova) che indicava appunto il nome del tessuto genovese.
Concorrente diretta di Chieri nella produzione del fustagno era la città francese di Nîmes con cui pare che, sempre a Genova, venissero realizzati i genovesi, cioè dei pratici e resistenti calzoni da lavoro indossati dai marinai e cuciti appunto con la tela di Nîmes: dal francese de Nîmes sembrerebbe derivare il nome denim, cioè il tessuto di cui sono fatti i jeans.
I blue jeans di Giuseppe Garibaldi
Sia come sia, resta certo che la trasformazione del fustagno in calzoni da lavoro avvenne proprio a Genova. Pare che lo stesso Giuseppe Garibaldi, eroe dell’Unificazione italiana, durante lo Sbarco dei Mille a Marsala abbia indossato, come molti dei suoi seguaci, un paio di genovesi. I “jeans” di Garibaldi sono oggi conservati presso il Museo centrale del Risorgimento di Roma.
Il termine inglese jeans era già molto diffuso fin dal 1567: il XVI secolo fu quello in cui iniziò la grande esportazione del denim dal porto di Genova. Il fustagno genovese, di qualità media e colore indaco, di alta resistenza e prezzo molto contenuto, aveva letteralmente conquistato i mercanti inglesi e da lì approdò in America per diventare il tessuto con cui venivano realizzati gli abiti da lavoro dei cercatori d’oro e dei minatori.
I jeans di oggi e la moda americana
l jeans come li conosciamo oggi furono inventati nel 1871 dal sarto Jacob Davis, che aggiunse ai pantaloni in denim i rivetti in rame per rinforzare i punti maggiormente soggetti ad usura, come le tasche, che venivano particolarmente riempite dai cercatori d'oro e dai minatori.
In Europa i jeans ritornano alla fine della Seconda Guerra Mondiale, insieme al prestigio delle truppe armate americane vincitrici, che li usavano nel tempo libero, ed in seguito dai turisti statunitensi. Saranno poi le contestazioni giovanili degli anni Sessanta a farne il simbolo di una società egualitaria. Con gli anni Settanta i jeans perdono la loro valenza politica e diventano capi di moda; dagli anni Ottanta sono appannaggio di tutti.
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