Pinocchio è il protagonista del celeberrimo romanzo Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino (1883) di Carlo Collodi, che risulta essere non solo un classico della letteratura italiana ma addirittura il libro più tradotto al mondo: esiste in ben 260 lingue, fra cui una versione in emoji a cura della docente di linguistica dell’Università di Macerata Francesca Chiusaroli.

Il libro non nasce come romanzo, ma come favola a puntate pubblicata a partire dal 1881 sul Giornale per i bambini.  La prima versione si chiudeva con la morte del protagonista ma, a seguito alle proteste dei lettori, il giornale convinse Collodi a continuare la storia e a darle il lieto fine che tutti conosciamo. 

Il libro ebbe così tanto successo che da esso sono scaturiti veri e propri modi di dire italiani ed alcuni suoi personaggi appartengono ormai all’immaginario collettivo come modelli umani tipici. 

L’espressione più celebre, e non solo in Italia, è avere il naso lungo come sinonimo di essere bugiardi. Prende origine da un rimprovero mosso dalla Fata Turchina a Pinocchio: “Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito! Vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per l’appunto è di quelle che hanno il naso lungo.” Da personaggi emblematici come il Gatto e la Volpe e il Grillo Parlante sono nate espressioni che indicano persone inseparabili, ma anche pronte a spalleggiarsi nel compiere azioni disoneste (essere come il Gatto e la Volpe) o la pedanteria di distribuisce consigli in modo assillante (fare il Grillo Parlante)

In Italia si dice comunemente “se non studi ti verranno le orecchie da asino”, che allude a quanto succede a Pinocchio e al suo amico Lucignolo quando, abbandonata la scuola per andare nel Paese dei Balocchi (un luogo immaginario dove si pensa solo a divertirsi senza obblighi né doveri), si ritrovano appunto trasformati in asini. Fra l’altro vivere nel Paese dei Balocchi significa vivere fuori dalla realtà e si usa il termine Lucignolo per indicare una frequentazione che allontana da quella che viene considerata la retta via.

Altri modi di dire che letteralmente nascono con il romanzo di Collodi sono: ridere a crepapelle (cioè ridere senza moderazione), essere fritto (essere rovinato senza speranza di salvezza) e seminare i soldi (nel senso di sprecarli). La prima espressione deriva dal passo del romanzo in cui Pinocchio, tornando a casa dalla Fata Turchina, si trova la strada impedita da un serpente gigante. Nel cercare di superarlo, inciampa cadendo nel fango e provocando la smodata ilarità del serpente che, appunto, inizia a ridere fino a morirne. La seconda espressione, invece, allude a quando Pinocchio viene trovato nella rete da un pescatore che, credendolo un pesce speciale, si prepara a friggerlo. Proprio poco prima di finire cucinato, Pinocchio viene salvato da Alidoro, un cane mastino che lui aveva precedentemente aiutato. Pinocchio ne implora la riconoscenza dicendo: “Salvami, Alidoro! Se non mi salvi, son fritto!…”. L’ultima espressione, invece, si riferisce a quando il Gatto e la Volpe, per derubarlo, convincono l’ingenuo burattino a seminare i cinque zecchini d’oro, regalatigli da Mangiafuoco, nel Campo dei Miracoli facendogli credere che lì, presto, crescerà un albero carico di soldi. Da quegli zecchini d’oro viene anche il nome del più popolare coro italiano composto da bambini: lo Zecchino d’Oro.

Al romanzo di Collodi si deve anche il nome della più importante casa editrice italiana specializzata in enogastronomia. Tutto ha origine nel 1986 da un inserto mensile del quotidiano comunista Il Manifesto. Il nome Gambero Rosso, attribuito al prestigioso inserto, deriva dall’osteria in cui Pinocchio viene portato dal Gatto e la Volpe prima di seppellire i suoi zecchini d’oro. Il concetto alla base di questa nuova pubblicazione è quello di informare il consumatore per renderlo più consapevole ed evitare che faccia la fine di Pinocchio che, da avventore inesperto, all’interno dell’osteria viene derubato.Un’ultima chicca legata al nostro burattino è il nome dei pantaloni al ginocchio che s’indossano d’estate. Si chiamano, infatti, pinocchietti e si ispirano all’abbigliamento con cui è solitamente rappresentato Pinocchio: un cappello a punta, una casacca colorata e un paio di pantaloni lunghi fino al ginocchio.

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